giovedì 5 novembre 2009

Una razza élitaria

Lasciate ogni speranza o voi ch’entrate

Ebbene sì, tutti alla SSLMIT amano dimostrare la propria cultura (o saccenza?) facendo sfoggio di citazioni colte. Quante volte abbiamo ripetuto questa frase per i corridoi, per le scale, in ascensore, prima di un esame, di un continuous assessment, di un delicato incontro con un prof? E spesso lo pensavamo davvero, perché una delle affermazioni più comuni all’interno di quel mondo parallelo che è la SSLMIT è: qui è difficile entrare, ma è ancora più difficile uscire. L’ho appena detto, alla popolazione della Scuola Superiore di Lingue Moderne per Interpreti e Traduttori piace far sfoggio di sé, della propria cultura – vera o presunta – e della propria intelligenza, per cui è sempre necessario sottolineare di fronte a esterni che:

1. c’è un esame d’ammissione DIFFICILISSIMO (in genere si sottolineano anche le percentuali di ammessi per calcare la mano sul nostro essere un’élite)

2. si studia moltissimo e bisogna frequentare le lezioni, altrimenti non si passano gli esami

3. il numero di ore di lezione settimanale è spropositato rispetto a una facoltà “normale” (un fondo di verità c’è, o per lo meno c’era quando frequentavo io. Sono arrivata ad avere 12 ore di lezione in un giorno; considerando che le ore effettive in cui è aperta la sede sono 12, ma le ore in cui si fa lezione sono al massimo 11, ci si chiede come può essere possibile. Ma il mitico quarto d’ora accademico permette questo e altro! Ne parleremo ancora più avanti)

4. abbiamo più esami di una facoltà normale (ai miei tempi per due lingue – cioè il minimo sindacale – si trattava di 41 esami in quattro anni, più i finali. Con tutti i cambi di ordinamento universitario non sono più al corrente della vita "vera" della SSLMIT)

5. si sanno più lingue della media italiana – grande scoperta, non per nulla è una scuola di lingue moderne!

6. la Nostra cultura è più generale (“dobbiamo sapere capire e tradurre di tutto”)

7. siamo internazionali (e vai a far sfoggio di parenti, amici, ragazzi e soggiorni all’estero)

Insomma: siamo più belli, più bravi, più intelligenti, ogni scusa è buona per tirarsela un po’, un po’ tanto, un po’ troppo, in barba all’italiano che vuole che “un po’” significhi “poco”.

Direi che dopo questa premessa è ovvio che lo studente della SSLMIT meriti la considerazione e l’attenzione che si presta in genere a un animale raro, e perché no?
Basta poco per renderlo felice, adora l’ammirazione spudorata. Come non ricordare quel mio compagno di corso che non perdeva occasione di portare a conoscenza di tutti (interessati e, più spesso, non) i suoi trascorsi scolastici? Lamberti (lezione di linguistica al primo anno) fa una citazione in latino, che non tutti capiscono (c’è anche chi non sa nemmeno come sia fatto il latino) e qualcuno si lamenta, al che il nostro amato collega se ne esce con un “ma come… è facile, io avevo 8 in latino”. Ben per te, che altro si può rispondere? Ma a noi che ce frega?? Ma non si tratta certo di un episodio isolato. Quante volte dei quasi perfetti sconosciuti ti fermano per i corridoi per sapere “quanto hai preso” a quell’esame, oppure (ecco come nascono le famose leggende metropolitane) per chiederti “ma sei tu quello che ha preso XX all’esame tal dei tali?”. Ciò non fa che dimostrare che la SSLMIT sia un covo di pettegolezzi (ma a seconda del peso dei pettegolezzi in questione si può anche parlare di nido di vipere), ma lo sapevamo già E poi il pettegolezzo è un’arte e credo che meriti un capitolo a sé.

Ecco in grandi linee la popolazione della scuola.

Nei prossimi post cercherò di prendere per mano un’immaginaria matricola e di accompagnarla non solo per i corridoi, ma anche attraverso i vari anni, esami e ostacoli. Che altro dire? La frase che si sente più spesso nel corso degli anni universitari: in bocca al lupo!

7 commenti:

  1. sinonimo di pettegolezzo nei corridoi SSLMIT, perlomeno ai tempi di via D'Alviano/via Caprin: radio Servola

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  2. Non si sprecavano neanche i commenti sprezzanti sulle scuole interpreti private, in particolare su quella di Roma e gli interpreti che ne uscivano e che imperversavano alla RAI (primi anni '90 quando gli unici laureati in Italia erano quelli della SSLMIT).

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  3. Punto 4: con il vecchio ordinamento, erano da conteggiare anche gli esami di diploma alla fine del secondo anno, che bisognava assolutamente passare altrimenti bisognava aspettare un anno accademico per poter dare gli esami del terzo.

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  4. Ricordo anch'io l'incubo di 12 ore di lezione, di giovedì, dalle 8 di mattina alle 8 di sera, senza pausa pranzo. Per fortuna succedeva solo due volte al mese, quando i gli insegnanti di traduzione verso il tedesco e tedesco esercitazioni pratiche (seconda lingua) calavano dall'università di Graz.

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  5. Radio Servola non l'ho mai sentito, Radio Baba invece sì :-)

    i commenti sulle altre scuole interpreti erano ovvi... gli altri non valgono niente in confronto a noi, è sempre stata quella l'opinione propagata dall'alto (e pure tra noi studenti)

    esami di diploma: verissimo. conosco gente che è rimasta bloccata un sacco di tempo per l'esame di geografia del petrolio... c'erano prof magnanimi che ti facevano cmq fare gli esami successivi, ma non potevi registrare nulla sul libretto...

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  6. è verissimo! conosco una persona che frequenta la sslmit che ha le stesse caratteristiche!

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  7. qualcuno di voi e´disposto a darmi delle informazionis ulla scuola? sono interessata a frequentare la laurea magistrale e quindi di fare 2 lingue...i test di ammissione..´come sono?

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