lunedì 18 gennaio 2010

Soprusi

Si sa, lo studente è un piccolo e indifeso animaletto su cui spesso si sfogano le frustrazioni di chi ha il coltello dalla parte del manico. E anche se non fosse così, è questo il modo in cui lo percepiamo noi. E di esempi ce ne sono a bizzeffe.
Forse penserete che sto utilizzando questa occasione per vendicarmi di ciò che ha subito. Non me la sento di smentire del tutto questa ipotesi, ma sarò democratica e lascerò spazio anche ai soprusi subiti da amici e conoscenti, o almeno a quelli di cui sono a conoscenza. E comunque se ho deciso di scrivere, un motivo ci sarà pure, no? E non è di certo solo quello di far passare qualche momento piacevole a chi legge, dicono che la scrittura abbia una funzione catartica, sto mettendo alla prova questa affermazione, se alla fine mi sentirò più sollevata, allora questo blog avrà ottenuto il suo scopo principale.
Il modo più semplice per strutturare questo capitolo sarebbe seguire la classica suddivisione in lingue, ma non ho avuto accesso a informazioni accurate su tutti i corsi e i relativi prof – se qualcuno volesse rendermi partecipe di fatti che meritano di essere resi pubblici, mi informi, sono sempre aperta a suggerimenti.
Mi limiterò comunque a parlare dei soprusi di mia conoscenza, che si sono concentrati nel secondo biennio, per cui credo sia opportuno cominciare con i prof di interpretazione.
La prima persona che viene in mente è Snelling, anche se quello che mi accingo a raccontare non può propriamente essere definito un sopruso, è semplicemente una sua buona abitudine non condivisa dai suoi studenti: perché è necessario cominciare le lezioni alla mattina alle 8 quando con il quarto d’ora accademico si potrebbe aspettare senza problemi fino alle 8 e mezza? Generazioni di studenti si interrogano su questo punto, ma il prof non si scompone e continua a portare avanti la sua crociata pro puntualità. E se arrivi tardi... beh, te lo fa pesare E NON POCO!
Ma non finisce qui. Come dimenticare le innumerevoli lezioni con penosi risultati in cabina, spesso sottolineati da commenti ironici o sarcastici di alcuni prof, che arrivano addirittura (per farti sentire più a tuo agio) a chiederti come hai fatto ad arrivare al terzo anno con quel penoso livello della lingua di turno? Oppure prof che ignorano la tua presenza, neanche fossi invisibile. A volte – è vero – è piacevole, evita figuracce e ulteriori insulti, ma alla lunga ti chiedi se davvero fai così schifo quando cerchi di interpretare. O ancora commenti del tipo: “Secondo Lei questa sarebbe un’interpretazione?”. Notare bene: ti uccidono, ma ti danno del Lei, sono educati.
E poi l’incubo per tutti gli studenti di francese: arrivare a lezione alle 8 e mezza di mattina AVENDO GIÀ LETTO IL GIORNALE, perché un interprete deve essere sempre aggiornato (mai sentito parlare di quanto è bello stare a letto un quarto d’ora in più la mattina presto?). In teoria oltre alle ore di lezione (con il vecchissimo ordinamento arrivavamo anche a più di 40 alla settimana), agli esercizi e allo studio, avremmo dovuto leggere: un quotidiano italiano al giorno, due riviste settimanali (no, non Cosmopolitan, Max o simili, si parla di riviste serie) più una rivista e qualche quotidiano alla settimana in ognuna delle lingue di studio. Oltre, ovviamente, a guardare il telegiornale tutte le sere. E chi siamo, Mandrake?
Se le lezioni sono una nota dolente, pensate allora (oppure ricordatevi) a cosa possono essere gli esami. Da professori che ti consigliano di darti all’ippica a prof che ti ringraziano per “la Sua interpretazione che ci ha fatto molto ridere” (sempre con la forma di cortesia, naturalmente), ti chiedono se stai facendo qualcosa per ostacolare il tuo apprendimento della lingua in questione, ti dicono che chiudendo tutti gli occhi possibili hanno deciso di darti 18 (e tu dentro di te fai salti di gioia) e poi aggiungono, nel consegnarti il testo d’esame, “prenda questo aborto e non lo mostri in giro”.
Insomma, abbiamo un bel repertorio, compreso un trattamento che già anni fa i prof si erano detti tutti d’accordo di eliminare (ma perseverano): a metà della sim ti aprono la porta della cabina e ti fanno accomodare, oppure dopo qualche frase dall’inizio ti dicono “Grazie, basta così”, come se ascoltarti per un massimo di 8 minuti rubasse loro tempo prezioso. C’è anche chi – per dimostrare il suo disappunto per ciò che stai dicendo – sbuffa ad alta voce (a un metro e mezzo da te), si toglie le cuffie scotendo la testa (e si sa che i vetri delle cabine sono trasparenti, per cui tu – già agitato e nervoso – ti disperi) oppure segna alla lavagna tutti gli ehm o le false partenze che fai (e ovviamente tu in cabina non sai cosa sta facendo, ma sei ipnotizzato e non riesci a distogliere lo sguardo). Oppure al momento del voto – un’occasione collettiva in cui tutti i partecipanti all’esame partecipano contemporaneamente – c’è chi ti dice: Ma Signor XY, di solito lei fa molto meglio di ZZ, questa volta invece è successo il contrario, come mai? Ah, comunque siete bocciati entrambi. GRAZIE!
Ci sono anche prof che colgono l’occasione dell’esame andato male per prendersi una piccola rivincita nei confronti di altre lingue, che ovviamente tu hai studiato a discapito della loro. Non viene loro in mente che forse l’altra lingua è stata insegnata meglio o con più simpatia. E c’è ancora chi si chiede perché alcune lezioni sono rifuggite come la peste dagli studenti.
Ma non c’è solo interpretazione. Come dimenticare – e chi ha frequentato Via D’Alviano non lo scorda di sicuro – le lezioni in cui si predicava che tutte le guerre del mondo girano solo ed esclusivamente attorno al petrolio? Può essere vero, ma cosa c’entra con l’affermazione “La bora ha cicli di 30 anni, per 30 diminuisce, poi risale. Ha raggiunto il minimo storico e per il periodo in cui sarete qui voi non potrà che peggiorare”? Interessante, ma irrilevante. E ancora le pittoresche descrizioni di soldati feriti, senza gambe e braccia in una guerra in cui il sangue scorreva a fiumi? E la dispensa composta da pagine in cui le frasi cominciavano ma non sempre finivano? A un esame una ragazza ha copiato parola per parola la dispensa (la parte relativa alla domanda, ovviamente) e le è stato abbassato il voto per il “pessimo italiano”, mah!
La frase “Signorina, Lei potrebbe anche cambiare facoltà” potrebbe sembrare appartenere al ramo di interpretazione, ma è stata pronunciata da una lettrice, simpatica, vero?
Non sono solo i prof a passare alla storia per i vari tipi di sopruso, abbiamo anche alcuni interessanti esempi tra il personale non docente. Come passare sotto silenzio la mitica bidella, che pur di farci un dispetto al terzo piano non solo non consegnava a nessuno le chiavi della sala PC, ma arrivava in ritardo e apriva prima tutte le aule e solo alla fine la tanto attesa sala PC, davanti alla quale già si stava formando la fila.
E ancora la simpatia di chi ti deve vendere i fogli per la stampante, tassativamente entro le 10.30. Tu entri, vedi la persona al telefono, non vuoi disturbare, esci perché mancano ancora 10 minuti, riprovi qualche minuto dopo, è ancora al telefono, attendi ancora, poi finalmente lei si accorge della tua presenza, ma, ahimè, sono già le 10.33, niente da fare, nemmeno se sei laureando, devi stampare la tesi, è venerdì e quindi devi aspettare fino a lunedì mattina per comprarli… un orario è un orario.

10 commenti:

  1. Davvero interessante ... e pensare che a settembre volevo provare a fare l'esame...ma leggendo queste cose detto sinceramente sto iniziando a cambiare idea. Conoscendomi arriverei all'esaurimento entro qualche mese ...

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  2. Beh... i miei ricordi risalgono a una decina di anni fa. Sinceramente ho i miei dubbi che le cose siano cambiate molto, ma la speranza è l'ultima a morire... :-)
    Continua a leggermi!

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  3. Io mi sono laureata meno di un anno fa... e garantisco che le cose non sono cambiate :-) Simpatico questo blog!

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  4. Non pensavo potessero migliorare molto, a dir la verità... :-) per la serie, cambia la forma ma non la sostanza!

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  5. Che brutti ricordi...e quanti anni buttati via per nulla!

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  6. Beh, non sono anni buttati via, se si sopravvive poi si è temprati e pronti a tutto. Lo paragonerei a 4-5 anni nel servizio militare, con il vantaggio che si impara veramente qualcosa.

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  7. Io non li considero anni buttati via. Forse perché lavoro come traduttrice. So però che tanta gente ha avuto reazioni molto pesanti alla SSLMIT e cmq... io per alcuni anni non sono entrata nella sede, o meglio mi tenevo ben lontana dalla sezione della mia prima lingua per evitare brutti incontri. Ma sfogarsi con quello che ho scritto ha aiutato!

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  8. ti capisco perfettamente... senza far nomi, la Shoe, mi ha bocciata per ben 4 volte perche' la risposta alla sua domanda non era corretta! strano, mi sembrava d'aver copiato bene! ;)

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  9. Alla faccia del "non fare nomi" :-)))

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  10. :) hahaha beh almeno se prova a googlarsi non si trova.. :D

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