È risaputo che scuola interpreti non ha poi molti studenti, l’esame d’ammissione riduce necessariamente il numero di iscritti. E allora perché ovunque vai a Trieste incontri sempre qualcuno di scuola? Ma non solo in città, ho incontrato gente che conoscevo dall’università perfino in una frazione di Rimini! Per quanto riguarda la prima domanda c’è una spiegazione matematica: la maggior parte degli studenti delle altre facoltà è del triveneto, per cui il weekend va a casa, mentre noi, stoici, restiamo a Trieste e dato che la città è piccola ci si ritrova sempre. Oppure è semplice sf...ortuna. O ancora, i posti che si frequentano sono sempre gli stessi.
Ma cosa fa lo studente della SSLMIT nel tempo libero? Chi non va a casa per il fine settimana va ad alimentare il popolo frequentatore di pub della città, oppure – dato che gli studenti sono sempre squattrinati – organizza feste a casa propria (a turno), più di una casa si è trasformata in questo modo in una sorte di “comune”. Da bravi risparmiatori gli SSLMITiani vanno al cinema quasi solo di martedì, dato che si paga di meno. Sono in genere informatissimi in merito a inaugurazioni di mostre o avvenimenti culturali, se è previsto un banchetto gratuito per i partecipanti. Insomma, si sanno arrangiare.
I locali da frequentare ai miei tempi erano sempre gli stessi (e quasi tutti chiudevano la domenica, per cui o si andava al Tor Cucherna oppure si stava a casa), più che di cambiamenti o rinnovamenti dei locali si può parlare di cambiamenti di mode: a Trieste quando un locale è in, ci vanno tutti. D’inverno pub e poche discoteche, d’estate Piazza Unità, Molo Audace (dove a volte vengono anche organizzate feste con birra e musica artigianale – chitarre e simili) e Porto Vecchio, con capatine al Pinguino per i balli latino americani. Oppure al Cantera, discoteca all’aperto nota ai più, ma ci vuole la macchina o qualche amico motorizzato.
D’estate c’è poi un’istituzione, sconosciuta a chi non è della zona: l’osmiza. Si potrebbe tradurre con “osteria”, ma è molto di più e allo stesso tempo molto di meno. In tedesco si direbbe Strausswirtschaft o Besenwirtschaft. Avete voglia di pane, salame, arrosti, formaggi della zona, il tutto annaffiato da un bel bicchiere di terrano? Allora prendete la macchina, andate in Carso e cercate una frasca appesa a un incrocio, seguite le indicazioni, parcheggiate, sedetevi e per pochi euro potrete mangiare e bere a volontà! Anche in inverno si trovano osmize aperte (la tradizione vuole che aprano solo otto giorni all’anno, in realtà rimangono aperte più a lungo, ma quasi mai più di due settimane), dovete solo avere un po’ di pazienza e di fortuna per trovarle!
In estate è anche d’obbligo la tintarella, anche se si è spesso in preda a un dubbio: meglio presentarsi a un esame sicuri e abbronzati, o pallidi e malaticci per dimostrare quanto si è studiato? Allora si ruba qualche ora di sole sulla terrazza del sesto piano, al Molo Audace e infine a Barcola, con il libro in borsa, nella vana speranza di riuscire a studiare qualcosa.
Qui è d’obbligo soffermarsi sulla popolazione “barcolana”. Barcola non è solo una denominazione geografica, è un’istituzione. La passeggiata che porta a Miramare è suddivisa in varie zone, rigorosamente legate a specifiche fasce di età. La prima zona, pineta compresa, si suddivide tra chi arriva con la 6 e non ha voglia di camminare molto, a chi vuole fare picnic, giocare a carte e seguire le lezioni di aerobica gratis, il tutto all’ombra della pineta. Ci sono poi le famiglie con bambini nell’unica zona – fine pineta – dove ci sono due surrogati di spiaggia. Poi i topolini, costruzioni che ricordano le orecchie di Mickey Mouse: alcuni solo per ragazzini, altri – ma solo sopra, non vicino al mare – per gente un po’ più in là con gli anni. È anche l’unica zona in cui c’è servizio di bagnini malgrado non sia a pagamento. Segue poi la zona “California” e “Marinella” (rispettivamente dal nome di un bar e di un ristorante sulla riva), frequentata da ragazzi delle superiori. E infine il bivio, l’ultima zona balneabile non a pagamento prima di Miramare, anch’essa un’istituzione, tanto che quando si è profilata all’orizzonte la possibilità di renderla “spiaggia” a pagamento c’è stata quasi una rivolta cittadina. La popolazione del bivio segue ritmi precisi: fino all’una circa, a parte poche eccezioni, ci sono persone sopra la cinquantina, utilissime per venire a conoscenza delle varie attività cittadine. Poi il cambio della guardia, arrivano tutti i fighetti della città, perfino gente che mangia la mela in piedi per meglio mettere in mostra i bicipiti.
Ci sono altri luoghi dove fare il bagno e prendere il sole, ma a chi è sprovvisto di macchina non si offrono molte alternative oltre al cemento di Barcola, dove si è stipati come sardine. In città è degno di nota anche il Pedocin, bagno dei tempi andati, dove uomini e donne devono ancora occupare aree separate.
Cosa sarebbe poi una giornata estiva senza gelato? Anche qui va detto che la gelateria preferita dalla popolazione triestina è anche pericolosamente vicina alla SSLMIT: Zampolli di Via Ghega, altrimenti noto come Zampega (l’omonimo in Cavana è noto come Zampana e quello in Viale come Zampale), famoso per il suo variegato alla nutella. La sua fama gli permette anche di avere i prezzi più alti della città, senza che ci sia mai un calo nell’afflusso. Guadagnano talmente tanto che si possono permettere di rimanere chiusi per la maggior parte dell’inverno.
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lunedì 12 aprile 2010
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